DIVERSITÀ, INTERSEZIONALITÀ E CATEGORIE

Tra il desiderio che una determinata cosa esista e la sua reale esistenza c’è una bella differenza. Più il punto di osservazione coincide col desiderio che un oggetto o una situazione siano reali, minore ci apparirà la differenza tra quel desiderio e la realtà. Ma se ci allontaniamo l’immagine comincerà a sfocarsi, desiderio e realtà si mostreranno sempre più distanti e ci accorgeremo che difficilmente le cose stanno come desideriamo.

Allo stesso modo, la nostra necessità di dividere il mondo in categorie discrete viene spesso confusa con la realtà, nella quale invece non esistono categorie né regole o leggi. La tassonomia è un bisogno tutto umano, è la necessità di menti coscienti che, per farsi un’idea della realtà, devono suddividerla in gruppi e sottogruppi di oggetti accomunati da caratteristiche simili.

Secondo la classificazione di Linneo[1] la nostra specie, Sapiens, appartiene al genere Homo, che a sua volta appartiene alla tribù degli Hominini, della famiglia degli Ominidi, dell’ordine dei primati che a loro volta appartengono alla classe dei Mammiferi, del phylum Chordata (ossia che posseggono una spina dorsale), parte del regno Animale che, a sua volta, è una categoria del dominio Eucariota.

Questa serie di divisioni e suddivisioni è fondamentale per la conoscenza scientifica, così come le infinite altre tassonomie create dalla nostra mente. Ma questo non significa che in natura esista realmente una famiglia degli Ominidi. Essa, come qualsiasi altra categoria, esiste solo in quanto creazione della nostra mente che ha osservato l’universo e ha dedotto alcune dinamiche raggruppando gli oggetti in base alle loro caratteristiche e alla frequenza con cui esse si presentano.

Senza questo particolare funzionamento della mente umana non esisterebbe la scienza come oggi la conosciamo, non ci troveremmo in questo preciso punto della nostra evoluzione culturale e probabilmente avremmo sviluppato altri sistemi per sopravvivere e progredire oltre la lenta evoluzione biologica.

Dicevo prima che le categorie di cui facciamo uso per dare senso alla realtà nella quale siamo immersǝ comprendono anche oggetti immateriali. La nostra mente infatti, secondo le più recenti teorie nel campo delle neuroscienze[2] , suddivide in categorie di concetti qualsiasi cosa, anche quelle reazioni chimico-fisiche – frutto del rilascio di neurotrasmettitori nei nostri spazi sinaptici e della differenza di potenziale della membrana neuronale – che chiamiamo pensieri, emozioni, sentimenti.

Il nostro cervello genera costantemente una simulazione, una predizione della realtà basandosi su modelli sviluppati e affinati grazie alle esperienze passate[3]. Tutto quello che viene portato alla coscienza dalla discrepanza o dalla coincidenza tra questa simulazione subcosciente e le informazioni che giungono dai nostri sensi, è catalogato ed elaborato come pacchetti di informazioni: i concetti.

Per proseguire la lettura, vai sul sito della rivista Intersezionale, su cui ho pubblicato originariamente questo articolo, cliccando qui

NOTE:
[1] Linné, C. (1758). Systema naturæ. Regnum animale (10 ed.).
[2] Barrett, L. F. (2017). The theory of constructed emotion: an active inference account of interoception and categorization. Social Cognitive and Affective Neuroscience, 12(11), 1833. https://doi.org/10.1093/scan/nsx060
[3] Barrett, L. F.  (2018). How Emotions Are Made: The Secret Life of the Brain (Illustrated ed.). Mariner Books.

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