DIVERSITÀ E DIRITTO ALLO STUDIO

Oggi vi chiedo di firmare questa petizione. È per spingere i legislatori a prendere in considerazione una proposta di legge che prevede l’istituzione di docenti specializzatiin disabilità e disturbi dell’apprendimento nei conservatori.

Ho aperto questo blog con l’intenzione di informare e sensibilizzare le persone sull’autismo e più in generale sulla diversità. Ho scritto molti articoli e risposto a centinaia di messaggi, ho esposto senza remore la mia vita e le mie esperienze personali perché fossero l’esempio di cosa UN autistico può vivere quotidianamente a livello sensoriale, sociale, personale. Mi espongo e mi batto in prima persona per l’inclusione, per un cambiamento culturale e sociale che metta da parte concetti come normalità, disabilità, diversità e porti a una società che accolga tutti i propri membri. Mi batto perché la nostra possa diventare una comunità in cui la coesistenza delle naturali differenze che caratterizzano l’essere umano sia la normalità.

Più volte ho scritto di quanto per me la musica sia stata fondamentale. Non avendo ricevuto una diagnosi da bambino (perché quando ero ragazzo io l’autismo ad alto funzionamento ancora non si conosceva) ho dovuto far fronte da solo alle difficoltà che la condizione autistica può portare con sé quando ci si relaziona a una società che non prevede modalità di funzionamento che non siano quelle tipiche.

Sono cresciuto sentendomi costantemente fuori luogo, senza riuscire a comprendere i motivi di tante stranezze, di quelle crisi violente o di quei momenti di blackout improvvisi, sono cresciuto senza sapere perché non riuscissi a essere come i miei coetanei, invidiandoli terribilmente e a volte odiandoli per l‘apparente semplicità di quella normalità che, per qualche oscuro motivo, a me era negata.

Ma nella musica ho trovato il mio mondo. Poter frequentare il conservatorio e avere la fortuna di essere accolto da un’insegnate, la signora Carretta, musicista eccezionale, severa ed esigente ma estremamente materna e comprensiva, è stata la mia salvezza. La musica mi ha concesso quei momenti di socializzazione che in altre circostanze risultavano per me privi di senso o addirittura dolorosi; con gli altri studenti in conservatorio avevo qualcosa di enorme, di immenso in comune: la musica.

In quell’ambiente continuavo a essere quello strano, a volte me lo facevano notare e ci scherzavamo anche un po’, sulle mie stranezze, ma alla fine c’era la musica che ci univa, e allora non importava più nulla. Non contava che detestassi andare al mare o che sparissi per giorni senza rispondere al telefono, che dicessi sempre quello che pensavo o che desiderassi a ogni costo e con insistenza un maglione arancione fosforescente. Arancione fosforescente, perché non volevo più nascondermi, perché finalmente non avevo paura di mostrarmi.

La musica mi ha insegnato tanto, mi ha fornito disciplina e pazienza e mi ha insegnato a comprendere e a gestire le emozioni. Facendo musica da camera ho imparato ad ascoltare, a discutere e far valere le mie idee e a rispettare quelle altrui; la musica mi ha dato e mi dà ogni giorno un piacere e una soddisfazione personali che non hanno uguali. Eppure non è stato facile arrivare al diploma. La mia insegnante era bravissima, ma so che in certi momenti non avrà saputo nemmeno lei come prendermi, cosa fare. Il mio rendimento era estremamente discontinuo, a volte sparivo per settimane, e gli autori che non mi piacevano erano per me una tortura e non riuscivo a studiarli.

Poi c’era questa storia dell’apprendimento. Il mio canale di apprendimento per quanto riguarda la musica è prevalentemente uditivo. La coordinazione tra la lettura della partitura e le mani è stata per anni una tortura e all’inizio, avendo una memoria infallibile e particolarmente rapida, imparavo tutto a memoria, ma questo non era visto di buon occhio, perché la norma è che si sviluppi una buona lettura a prima vista. La maledetta lettura a prima vista. Già, perché a quei tempi di condizioni di neurodiversità, di autismo e disturbi dell’apprendimento non si parlava così tanto, figuriamoci nel campo della musica.

Eppure io, non avendo una diagnosi, ho potuto frequentare il conservatorio. Oggi invece un alunno con diagnosi di autismo o una qualsiasi disabilità, con buona probabilità non supererebbe gli esami di ammissione. Questo accade perché i docenti dei nostri conservatori non sono preparati a lavorare con la diversità, e non gliene faccio una colpa, anzi, in tantissimi fanno l’impossibile per aiutare studenti disabili o neuroatipici.

Ci sono docenti che decidono ammettere nelle loro classi studenti con esigenze e funzionamenti diversi da quelli della maggioranza, ma è qualcosa che dipende appunto dalla volontà del singolo docente o del singolo istituto, non è garantito dalle istituzioni, dalla legge. Nella maggior parte dei casi quindi se sei disabile, hai una diagnosi di autismo o di un qualsiasi disturbo dell’apprendimento, in conservatorio non ci entri.

Nella scuola primaria e secondaria e nelle università gli studenti hanno diritto all’assistenza di docenti (gli insegnanti di sostegno) che abbiano competenze specifiche nell’insegnamento a persone con esigenze particolari dovute alla loro condizione, ma questo non accade nell’alta formazione musicale.

Non esistono insegnanti di sostegno nei conservatori. Eppure la musica dovrebbe essere una materia di studio come le altre, anzi, grazie le sue qualità la musica dovrebbe essere garantita proprio a chi potrebbe trarne beneficio anche a livello emotivo, umano, fisico e personale.

Il 12 dicembre dell’anno scorso fui invitato a una conferenza in Parlamento in cui si discuteva proprio di questo argomento. Lì raccontai la mia storia e le enormi difficoltà che mi sarei probabilmente risparmiato se avessi avuto a disposizione anche l’aiuto di un docente preparato ad affrontare la mia diversità, il mio modo di relazionarmi al mondo, il mio stile di apprendimento particolare. Ma io mi ritengo fortunato perché, con grande sforzo da parte mia e dei miei insegnanti, con una valanga di problemi e difficoltà, sono riuscito a concludere gli studi, ho fatto tanti concerti, ho cominciato a insegnare; insomma, alla fine la musica è diventata il mio lavoro.

Oggi c’è la possibilità di fare in modo che il diritto allo studio della musica venga esteso anche agli studenti con differenti modalità di apprendimento, con uno sviluppo neurologico atipico, o con differenze fisiche e sensoriali. Da quando sono stato alla conferenza in Parlamento a dicembre, come dicevo, mi sono interessato sempre di più all’argomento e ho conosciuto tante persone che per questo diritto stanno lottando da anni.

Il 22 maggio è stata depositata in Parlamento una proposta di legge che vuole colmare questa lacuna istituendo commissioni per l’inclusione degli studenti disabili e neuroatipici nei conservatori, docenti specializzati nello sviluppo di percorsi di studio alternativi adattati alle esigenze degli studenti, e l’avvio di corsi di una formazione per questi docenti. Regolamentare quelle che oggi sono buone pratiche lasciate alla volontà di singole istituzioni e docenti è fondamentale per poter garantire pari opportunità a tutti, a prescindere dalla modalità di apprendimento, dalla tipologia di sviluppo neurologico, dalle caratteristiche fisiche e sensoriali.

Per questo motivo abbiamo creato una raccolta di firme da inviare ai legislatori affinché questa proposta di legge non venga dimenticata.

Oggi sono io a chiedere aiuto a voi, perché vorrei poter che tante studentesse e tanti studenti abbiano la possibilità di studiare musica e possano farlo con l’aiuto necessario, senza che un’esperienza così meravigliosa debba trasformarsi in un percorso a ostacoli.

Vi lascio il link della petizione a cui è allegata anche la proposta di legge. Vi prego di far girare questo messaggio perché il diritto allo studio è un diritto di tutti, a prescindere da cosa desideriamo studiare, a prescindere dalle nostre caratteristiche fisiche e neurologiche.

Grazie.

Il link della petizione su Change lo trovate QUI

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