Buon primo maggio a tutte le persone con un lavoro che permette loro di andare oltre la mera sopravvivenza, che concede loro di togliersi qualche capriccio, di sognare, di fare piani per il futuro.
Buon primo maggio a tutte le persone che hanno un lavoro ma che, nonostante questo, non riescono a guadagnare abbastanza per far fronte alle spese essenziali, per permettersi un capriccio, per esaudire un desiderio dei propri figli.
Buon primo maggio a loro, che oltre al danno la beffa e vengono etichettate come fannullone, ritenute le uniche responsabili del proprio destino, meritevoli della propria situazione, incapaci di aspirare a qualcosa di meglio, di competere con chi invece ce l’ha fatta. Perché “se vuoi puoi”, altrimenti come si fa a giustificare i privilegi, il divario sempre maggiore tra ricchi e poveri e il “lavoro povero”; altrimenti bisognerebbe andare a cercare responsabilità nella società, nel sistema socioeconomico attuale, ed è più facile gettare la colpa sulla persona, sull’individuo sempre più isolato.
Buon primo maggio al 51,9% di persone disabili che ha un lavoro in Europa, contro il 75% delle persone non disabili.
Buon primo maggio a tutte quelle persone che una società profondamente abilista esclude dalla possibilità di lavorare, di acquisire indipendenza economica. Una società che dà spazio sui media alle dichiarazioni del nuovo astro nascente della destra italiana, deliri neo eugenetici di chi vuole tornare a separare già nelle scuole, a nascondere ciò che reputa anormale usando sé stesso come modello ideale di normalità.
E ricordiamoci che il concetto stesso di disabilità è nato proprio per definire le persone non abili al lavoro, per marchiare tutti quei corpi, quelle menti e quei sensi fuori dalla media come non produttivi in un sistema sempre più standardizzato, che vede nella produttività e nella competitività i propri ideali più alti.
Buon primo maggio a quel 22% di persone autistiche che ha trovato un impiego dignitoso con uno stipendio regolare, e buon primo maggio al restante 78% che un lavoro ancora non l’ha trovato o che l’ha perduto perché se non ti normalizzi, se lo sforzo di includerti non lo fai tu, allora rimani al margine.
Buon primo maggio a chi anche a sinistra da anni lavora alacremente per la realizzazione dell’ideale neoliberista, per la polverizzazione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, per il peggioramento delle condizioni di lavoro in favore di aziende che hanno come unico obiettivo il profitto e la riduzione dei costi. E allora bisogna narrare la precarietà come flessibilità, vanno create artificialmente la disperazione, l’impotenza, la competizione e la guerra tra poveri all’interno della classe lavoratrice.
Buon primo maggio a chi sta allentando le misure contro il lavoro minorile in alcuni stati degli USA con la scusa di permettere ai più giovani di fare qualche lavoretto estivo, tornando a legalizzare lentamente lo sfruttamento del lavoro minorile in luoghi dove le battaglie per i diritti civili l’avevano abolito. Ad esempio l’Iowa, che ha adottato leggi che permettono ai minori di lavorare in condizioni potenzialmente pericolose come nei frigoriferi e nelle lavanderie industriali, e di servire alcolici nei ristoranti sotto la supervisione di adulti. Oppure l’Arkansas, che ha eliminato la necessità per i datori di lavoro di ottenere un permesso scritto dai genitori per l’impiego di minori di 14 e 15 anni, rimuovendo così alcune delle protezioni contro lo sfruttamento del lavoro minorile e creando un precedente preoccupante nella cosiddetta società “occidentale”. Impariamo a non dare mai niente per scontato, soprattutto quando si parla di diritti.
Buon primo maggio alle persone LGBTQIA+ discriminate sul lavoro, perché nel 2024 ancora crediamo alla favola della normalità, invenzione tardo ottocentesca nata per dividere, catalogare e giudicare, per escludere chi non assomiglia alla maggioranza. E costringiamo tante persone a nascondersi, le marchiamo come inferiori, deviate, le tolleriamo a patto che il proprio modo di amare o che la propria identità di genere se le tengano per sé, fuori dalla vista della maggioranza.
Buon primo maggio alle donne, che nell’Unione Europea sono ancora retribuite in media un 12,7% in meno degli uomini. Ma c’è ancora chi insiste che il patriarcato sia una roba woke.
Buon primo maggio a chi non ha l’opportunità di sviluppare una carriera nell’ambito che desidera, a chi non può ottenere un impiego ben pagato o pretendere migliori condizioni perché, nonostante una narrazione tossica e fasulla che ci parla di meriti inesistenti, sono tanti gli studi che mostrano come la ricchezza di partenza sia un indicatore più forte del successo futuro rispetto all’intelligenza, oppure che crescere in ambienti insalubri in cui prevale la violenza predice “una minore mobilità intergenerazionale del reddito e un maggiore tasso di incarcerazione in età adulta”, o che la povertà sia associata a risultati scolastici inferiori rispetto alla media.
E allora parliamo di quanto sia ingiusto e discriminatorio un “mercato” del lavoro come quello attuale basato su una competizione alimentata artificialmente tra individui, quando esistono persone che all’interno dell’attuale sistema gareggiano per forza di cose ad armi impari, che partono in svantaggio o che durante il cammino incontreranno una caterva di ostacoli. E dall’altra parte ci sono i “meritevoli”, coloro che partono in vantaggio, che trovano davanti a sé una strada senza ostacoli, e per questo credono di essere migliori degli altri, di meritarsi il loro successo.
E parliamo anche di quanto sia assurdo aver creato una società in cui Il lavoro sia un requisito essenziale per avere diritto di cittadinanza. Una società in cui l’unico modo per essere cittadini di pieno diritto sia attraverso la partecipazione al lavoro non inteso come espressione di interessi, aspirazioni, abilità personali, ma come concetto astratto legato a un’idea di produttività obbligatoria e standardizzata che esclude automaticamente intere categorie di persone, come le persone disabili.
Parliamo di quanto sia sbagliato tutto questo, e ricominciamo a parlare di esclusione di classe.
Buon primo maggio!