Se proprio dobbiamo festeggiare il fatto che la terra – questo geoide lanciato nello spazio a 107.210 chilometri l’ora sul quale viviamo – abbia compiuto un’altra rivoluzione intorno al sole, se proprio sentiamo la necessità di farci gli auguri manco l’avessimo spinta noi, la terra intorno al sole per un anno intero, allora proviamo a farci degli auguri che abbiano significato.
Ci ho pensato davvero tanto, in questi ultimi giorni dell’anno, mi sono domandato: «ma a me, di questi 365 giorni, cosa è rimasto? E, soprattutto, cosa spero che accada da domani?»
La prima cosa è che, purtroppo per me, ho da sempre la convinzione che domani sarà un giorno come un altro, anzi forse anche meno interessante degli altri. Trovo che spesso il primo giorno del nuovo anno sia piuttosto triste e anche un po’ deprimente; è come un’immensa domenica, stanca e apatica. E non mi pare che mettere in pratica buoni propositi in una giornata del genere sia proprio l’ideale. Per cui diciamo che il mio augurio è più qualcosa su cui riflettere con calma ogni giorno.
Spero che impariamo a rispettarci un po’ di più, a comprendere che ogni individuo è altro rispetto all’altro, che ogni noi è un loro rispetto a loro.
Vorrei che riuscissimo a comprendere che ogni persona è un mondo, che ogni mondo è una storia unica e che tutte queste storie si intrecciano tra loro. Troppo spesso dimentichiamo o non pensiamo al fatto che i nostri pensieri e le nostre parole hanno delle conseguenze sulle vite delle altre persone.
Vorrei che riflettessimo un attimo prima di scrivere o dire qualcosa, anche solo un commento apparentemente insignificante, che prima di lasciare andare nel mondo le nostre idee pensassimo alle conseguenze che esse potranno avere quando verranno lette o ascoltate. E sarebbe bello che provassimo a metterci nei panni di chi abbiamo di fronte, che cercassimo di immaginare quali potrebbero essere le storie di chi non ci assomiglia, le vite di chi ci appare differente, invece di lasciarci andare a giudizi sommari che nascono sempre dalla nostra esperienza personale, soggettiva e limitata del mondo.
Sarebbe davvero bello che invece di pensare a come le altre persone dovrebbero essere, a come dovrebbero comportarsi secondo noi, provassimo a capire, che ci incuriosisse ciò che non conosciamo invece di etichettarlo, perché quelle etichette poi rimangono appiccicate addosso e non vanno via così facilmente, ci condizionano e ci scavano dentro finché poi finiamo per assomigliarvi davvero.
Ecco il mio augurio per il nuovo anno, la consapevolezza dell’immensa diversità che ci caratterizza, della bellezza che questa diversità potrebbe rivelare se smettessimo di ingabbiarla in giudizi e stereotipi.
Buon anno a tutte, a tutti e a tuttǝ.