Il diritto allo studio della musica

A dodici anni ero indeciso su cosa avrei fatto da grande. Quando me lo chiedevano rispondevo: lo psicologo, oppure il pianista.

A quattordici anni la risposta cambiò, e lo psicologo si trasformò in psichiatria, mentre al pianista si aggiunse il clavicembalista. Mi ero innamorato della musica di Bach e dei suoi contemporanei, e volevo imparare a suonarla sullo strumento per cui era stata scritta. Una questione di correttezza stilistica per me fondamentale.

A ventiquattro anni ho terminato gli studi al conservatorio. Non è stato facile essere ammesso e non perché non fossi bravo, ma perché i miei genitori non erano proprio favorevoli a questa scelta. Ricordo che proprio il 6 gennaio di trentuno anni fa, appena terminato il rituale della calza della Befana con mia sorella nel lettone dei miei, comunicai che avevo preso una decisione irrevocabile: mi sarei iscritto al conservatorio, le lezioni private di pianoforte non erano sufficienti, io volevo diventare un musicista professionista.

Dopo due fughe di casa e mesi di tensioni familiari, la serietà delle mie intenzioni divenne finalmente chiara, e mi fu concesso di provarci.

All’epoca non avevo ancora una diagnosi di autismo. A quei tempi di sindrome di Asperger o di “alto funzionamento” mica se ne parlava, per cui lo psichiatra dal quale mi portarono i miei per capire cosa avessi che non andava, dopo diverse sessioni e una mattinata di test in un centro specialistico, concluse che ero depresso, forse perché non avevo amici, perché rimanevo sempre chiuso in camera a suonare e a leggere. Insomma, il mio modo di essere felice era chiaramente in contrasto con quello della maggioranza, e per questo fu giudicato patologico.

In conservatorio ci sono entrato senza diagnosi, semplicemente come un ragazzo difficile, estremamente timido e depresso, sicuramente predisposto per la musica ma con alcune difficoltà nell’apprendimento che, all’epoca, né io né i miei meravigliosi insegnanti riuscivamo a capire. E allora, nonostante le migliori intenzioni di tutti, anche in conservatorio si ripeté la solita storia. Ciò che una persona esperta avrebbe probabilmente attribuito al differente funzionamento neurologico, venne ovviamente etichettato come pigrizia, timidezza, asocialità, incapacità di comprendere determinati concetti, insomma limiti a volte insuperabili.

Eppure, nonostante tutto, io mi ritengo fortunato. La mia insegnante di pianoforte è stata per me come una seconda madre, oltre a trasmettermi una tecnica eccellente. Il problema è che in conservatorio non esisteva – e tuttora non esiste – un supporto per gli studenti con funzionamenti fisici, neurologici o sensoriali diversi dalla media. Ci si affidava alla buona volontà del docente, ma questo non è sufficiente, e lo dico per esperienza personale. Penso a quanto sarebbe stato tutto più facile se qualcuno ci avesse spiegato che la mia modalità di apprendimento è differente, così come la mia socialità o il modo in cui elaboro gli stimoli sensoriali. Probabilmente avrei ottenuto risultati migliori e non mi sarei sentito stigmatizzato per delle caratteristiche che venivano trattate quasi come una colpa personale.

Due anni fa, fui invitato a parlare della mia esperienza di studente autistico di conservatorio a un congresso in Parlamento. Lì, dopo l’intervento, mi avvicinarono le organizzatrici e cominciammo a parlare della possibilità di colmare questo vuoto, a domandarci come aiutare gli studenti con differenze fisiche, neurologiche e sensori a studiare musica come tutti gli altri. E nacque l’idea di un corso per formare dei tutor, docenti di musica specializzati in didattica musicale inclusiva, persone che avrebbero compreso le necessità degli studenti disabili o neurodivergenti concedendo loro la possibilità di farcela al pari dei compagni e delle compagne.

L’idea è stata accolta dall’università LUMSA di Roma, che ha voluto scommettere su questo progetto e ci ha permesso di creare il primo master in Tutor Accademico Specializzato in Didattica Musicale Inclusiva d’Italia.

Locandina del master in Tutor Accademico specializzato in didattica musicale inclusiva dell'università LUMSA di Roma

La prima edizione di questo master si è conclusa con successo da poco e adesso, fino al 15 gennaio, sono aperte le iscrizioni alla seconda edizione. Da ex studente di conservatorio neurodivergente, sono felice che sempre più persone potranno accedere allo studio della musica e ottenere il supporto necessario a garantire loro una reale parità di opportunità.

Se avete interesse o conoscete qualcuno che possa essere interessato a intraprendere questo percorso, potete trovare più informazioni a questo link:

https://www.lumsa.it/corsi_master_primo_livello_tutor_accademico_specializzato_didattica_musicale_inclusiva

Leave a reply:

Your email address will not be published.

Site Footer