Si avvicina il 2 aprile, la giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, il giorno in cui il mondo si ricorda di noi, scrive di noi, realizza video e conferenze su di noi la maggior parte dei quali, però senza di noi.
Il 2 aprile è la giornata in cui la narrazione dell’autismo, vista attraverso gli occhi delle persone non autistiche, passa da descriverci come un cumulo di deficit, problemi e disabilità a dipingerci come superautistici dai superpoteri nascosti. E questo, ovviamente, sempre perché la voce di noi persone autistiche rimane minoritaria e spesso, quando ci viene data l’opportunità di partecipare a qualche manifestazione, le nostre apparizioni si riducono a un “siparietto autobiografico, poi il resto del tempo è diviso tra i professionisti, quelli che hanno le cose importanti da dire”[1]
Così ho pensato che, per cominciare a preparare il terreno a questa valanga di informazioni spesso distorte e molte volte addirittura false che il 2 aprile circoleranno sull’autismo, da oggi a venerdì pubblicherò ogni giorno un breve articolo informativo.
1) DIFFERENTE NON SIGNIFICA INFERIORE
L’autismo è definito una condizione del neurosviluppo. In pratica, il sistema nervoso delle persone autistiche è organizzato in modo atipico rispetto alla maggioranza. Ma il sistema nervoso (che comprende anche il cervello) è la nostra interfaccia sia con l’ambiente esterno che con quello interno, quello delle sensazioni viscerali e delle emozioni.
Un sistema nervoso atipico percepirà ed elaborerà il mondo in modo diverso rispetto alla maggioranza, e i comportamenti che nasceranno da questa percezione ed elaborazione con buona probabilità saranno anch’essi differenti dalla media.
L’ambiente nel quale viviamo è stato modificato dalla nostra specie dal punto di vista fisico. Abbiamo creato città e infrastrutture per renderlo vivibile e fruibile al maggior numero di individui possibile.
La società è un immenso organismo formato da tante piccole persone-cellule, che a loro volta creano tessuti sociali, organi, parti apparentemente separate tra loro ma unite in un unico corpo interconnesso.
Il mondo e la società però li abbiamo strutturati nel tempo per accordarsi alle caratteristiche della maggioranza, cioè di quelle persone che oggi, senza nemmeno riflettere sul significato di questa parola, si definiscono normali. E così, quando una persona atipica – ossia che non rientra nella norma[2] creata dall’essere umano – interagisce col mondo e con la società, rischia di esserne esclusa perché le sue caratteristiche non corrispondono a quelle su cui la realtà è stata modellata.
Per una persona considerata diversa quelle strutture, le regole e le consuetudini create per facilitare la vita di chi invece è normale, rischiano di trasformarsi in vere e proprie barriere creando problemi sensoriali, fisici, emotivi e cognitivi, disabilitando così l’individuo e mettendolo costantemente a confronto con un mondo fatto per chi ha caratteristiche diverse.
Forse allora vale la pena di riflettere sul significato della parola diversità.
Ciò che è diverso non necessariamente è inferiore, difettoso, guasto. Prima di avvicinarci all’autismo e riempire le nostre bacheche di post strappalacrime o inutilmente motivazionali, proviamo a cambiare il nostro punto di vista, cerchiamo di guardare le differenze per quelle che sono: caratteristiche umane.
NOTE
[1] Valtellina, E. (Cur.). (2020). L’autismo Oltre lo Sguardo Medico (Vol. 1). Erickson.
[2] Per una spiegazione anche dal punto di vista storico del concetto di normalità, leggi qui.
Se ti interessa il discorso sulla diversità in ogni sua forma, ti ricordo che è appena uscito il mio nuovo libro: In Altre Parole, dizionario minimo di diversità