La tregua di Pasqua

Sei uova di colori diversi messe in fila su sfondo nero

È stata una settimana particolarmente intensa, quella appena conclusa. Il confronto costante con una realtà che non riesce a rispettare le differenze, ma continua a imporre il proprio punto di vista come pedaggio per un’inclusione paternalistica, ha risucchiato ogni energia lasciandomi in uno stato di reattività emotiva praticamente inesistente. Un’ameba.

Ma il problema non è solo il 2 aprile: la lotta tra noi e loro è dovunque si provi a osservare. A prescindere da chi siano i “noi” e chi i “loro” si arriva sempre a un punto del discorso in cui qualcuno, attraverso un’imposizione, limita la libertà dell’altrǝ, non vuole riconoscerne la dignità. Basta guardare a quello che sta accadendo con il ddl Zan, il disegno di legge contro la discriminazione in base all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità, bloccato al senato da chi teme che riconoscere il diritto a esistere e a essere tutelate di alcune categorie significhi la perdita dei propri privilegi, cioè del diritto di insultare, discriminare e pestare chi appare loro differente.

La pandemia ha aumentato le disuguaglianze sociali in modo vertiginoso. Gli ultimi sono diventati ancora più ultimi: le persone disabili, ad esempio, le anziane e gli anziani, coloro che vivono al di sotto della cosiddetta soglia di povertà. Qui a Barcellona quelle che prima erano strade battute da orde di turisti coi portafogli gonfi di banconote, oggi assomigliano sempre di più a dormitori a cielo aperto. Gli scatoloni di cartone che una volta venivano lasciati per strada dai negozianti a fine giornata, oggi sono la casa di chi non ha più nulla.

Oggi è Pasqua. Per molte persone è una giornata importante perché rappresenta la vittoria della vita sulla morte. Per me, che ho sempre avuto difficoltà con le religioni istituzionalizzate tanto da farmi bocciare al primo anno di catechismo, il simbolo di questa giornata è comunque estremamente forte. Ha a che fare con l’esclusione (estrema, fino alla condanna a morte) di un uomo che pensava diversamente, che sfidava il potere degli uomini appellandosi a una giustizia che mettesse la comprensione dell’altrǝ al posto del giudizio. O almeno, questo è quanto mi è rimasto dalla lettura delle sue quattro biografie ufficiali.

Dopo la giornata a tema dell’altro ieri, dopo l’indigestione di discorsi sull’autismo, dopo i litigi tra coloro che dovrebbero battersi per un obiettivo comune e invece decidono di farsi la guerra, oggi l’impressione è che si tratti di un’altra giornata a tema però di segno opposto. Tutto si placa, le differenze scompaiono, le reti sociali e le chat di WhatsApp sono invase da messaggi d’amore, di pace e fratellanza e sorellanza. Si festeggia la vittoria della vita sulla morte, della luce sulle tenebre.

Tranquilli, da domani tutto tornerà come prima. Gli ultimi torneranno a essere ultimi, il potere si stringerà di nuovo attorno ai propri privilegi fingendo un’inclusione che, se la si volesse davvero, dovrebbe partire proprio dalla distruzione di quei privilegi; le reti sociali torneranno a essere il luogo in cui la mia opinione vale più della tua, noi siamo dal lato giusto, loro da quello sbagliato.

Nel frattempo godiamoci questa giornata, e magari tra la torta pasqualina, il casatiello e la pastiera, proviamo a porci qualche domanda.

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