Il 18 giugno è la giornata dell’orgoglio autistico.
Come ogni anno, c’è chi mi domanda cosa ci sia da essere orgoglioso nell’essere autistico, nell’essere diverso; ci sono genitori che, comprensibilmente, mi confessano di non riuscire a provare orgoglio per la condizione del proprio figlio o della figlia, perché è vero, loro osservano quotidianamente le difficoltà che si trovano ad affrontare.
Ma proprio per questo è possibile sentirsi orgogliosǝ, proprio quando la vita presenta ostacoli e barriere eppure si continua a superarli, quando ogni giorno si aprono gli occhi su un mondo che sembra funzionare al contrario e bisogna stare lì a cercare di capire, è proprio in questi casi che trovo giusto sentirsi orgogliosǝ di chi si è.
Oggi è la giornata in cui alcune persone autistiche hanno deciso liberamente di manifestare al mondo l’orgoglio di essere chi sono. E non è sempre facile arrivare a provare questo sentimento verso di sé, perché la società ci tartassa costantemente – tuttǝ a prescindere dall’autismo – con aspettative irraggiungibili, modelli di plastica fatti con lo stampino, richieste di conformità a ideali a volte disumanizzanti. Non è facile provare orgoglio per chi si è quando si cresce con la sensazione di essere sbagliatǝ.
Eppure, qualche anno fa, questa cosa mi si è chiarita all’improvviso, ed è accaduto poco dopo aver ricevuto la diagnosi, quell’etichetta che, nonostante tutto, è riuscita per la prima volta a farmi guardare me stesso per chi sono in realtà. Mi è bastato pormi una semplice domanda: «Ma tu, hai provato a immaginare come saresti, se non fossi ciò che sei?»
“No, non ci avevo mai provato. Anelavo a una normalità che il mondo mi buttava in faccia in ogni momento, una normalità che non mi è mai appartenuta e che ho conosciuto solo superficialmente e con grande sforzo. Sognavo di poter essere diverso dalla mia diversità, di assomigliare a persone nella cui mente non sarei mai potuto entrare per davvero, la cui visione del mondo è stata per me sempre un mistero. Ma io, in verità, non mi ero mai domandato come sarei stato, se non fossi stato ciò che sono. Quella semplice domanda ha cambiato tutto. Io […] mi sento orgoglioso di essere ciò che sono.”[1]
[1] Da “Eccentrico”, ed. effequ (2018)