Un paio di giorni fa ho letto il mio nome in un commento a un post sulla bacheca Facebook di Monica Cirinnà. Nel commento, che è stato poi cancellato ma che si può vedere nella foto, vengo accusato, insieme ad altre persone, di essere un falso Asperger servo del sistema e protetto dal PD.
Il messaggio offensivo, gli errori grammaticali, la povertà sintattica e la vigliaccata di non etichettare nessuna delle persone citate per evitare un confronto diretto sono segni caratteristici di quella categoria di persone dalle idee confuse, non in grado di informarsi in modo corretto e che vorrebbero imporre la loro visione antiscientifica a tutti.
Non è la prima volta che mi capita di essere bersaglio di patetici personaggi del genere, e allora ho pensato che forse una breve lista di monumentali inesattezze sull’autismo che circolano nel web, potrebbe essere utile a coloro i quali ancora non hanno le idee chiare sull’argomento.

1) La sindrome di Asperger non esiste

In effetti, se vogliamo essere pignoli, dal punto di vista puramente formale quest’affermazione è anche vera, nel senso che la sindrome di Asperger è stata eliminata come diagnosi dal DSM-5 e inglobata nei Disturbi dello Spettro Autistico. Ma significa forse questo che l’Asperger come condizione non esiste, che è un’invenzione? Assolutamente no. Le caratteristiche descritte fino al 2013 come manifestazioni cliniche dell’Asperger continuano a esistere, solo che oggi hanno un nome differente, fermo restando che molte persone preferiscono continuare a utilizzare la definizione di sindrome di Asperger per definire la propria condizione.

2) L’Autismo ad Alto Funzionamento (oggi autismo di livello 1) e la sindrome di Asperger sono invenzioni

Questa mi è stata detta più volte, e in qualche modo è una variante della precedente. Premesso che qualsiasi condizione neurologica, psichiatrica o medica è in fin dei conti un’invenzione in quanto ogni definizione clinica è frutto di una generalizzazione, ribadisco che le caratteristiche dell’autismo ad alto funzionamento (Asperger) esistono, sono facilmente osservabili e possono creare problemi anche seri al normale svolgimento della vita delle persone che le manifestano. D’altra parte la creazione di categorie, la generalizzazione, è uno dei modi in cui il nostro sistema cognitivo percepisce ed elabora la realtà, e non un’invenzione di medici e psichiatri.

3) L’autismo è una cosa seria e voi che potete parlare, lavorare e avere famiglia state benissimo e non siete autistici

Anche questa è imparentata con le precedenti ma più mirata. Prima di tutto, bisogna chiarire che le diagnosi di autismo vengono emesse da professionisti i quali possono diagnosticare tanto un individuo con una forte compromissione dell’interazione col mondo esterno (a basso funzionamento, per capirci) quanto uno apparentemente funzionante nella società.
Come dico sempre, il fatto che esista un’apparenza di normalità non vuol dire che non esistano difficoltà o disabilità mascherate. Quello che più mi colpisce di certe affermazioni è però la superficialità, la stupidità con cui determinati individui, per motivi a me ignoti, preferiscono perdere l’occasione di comprendere meglio l’autismo dei loro familiari non verbali o con difficoltà cognitive. Io lo vedo costantemente: noi autistici con buone capacità di comunicazione (non importa se verbali o scritte o in qualsiasi altro modo che non sia Comunicazione Facilitata, che è fuffa) riusciamo a spiegare i motivi alla base di comportamenti che, prima che cominciassimo a raccontarci, rimanevano un mistero.
E possiamo farlo proprio perché, nonostante la compromissione delle abilità sociali e comunicative sia minore rispetto al cosiddetto basso funzionamento, condividiamo tutto l’aspetto sensoriale, le differenze nell’interpretazione delle norme sociali e del linguaggio non verbale, la necessità di routine, interessi ristretti e assorbenti di qualsiasi altro individuo nello spettro autistico. Il mio timore è che determinate persone non ci vedano di buon occhio perché molti di noi si battono per il diritto di autorappresentanza e autodeterminazione delle persone autistiche, cosa che se divenisse la norma toglierebbe a questi individui la possibilità di parlare e decidere per noi autistici.

4) Siamo nel mezzo di una spaventosa epidemia di autismo

È vero che c’è stato un aumento notevole delle diagnosi negli ultimi decenni, ma questo non coincide necessariamente con un aumento dei casi. Uno studio danese[1] del 2015 dimostra che la maggior parte di questo aumento (il 60%) è frutto di criteri diagnostici più inclusivi e di una sempre maggiore conoscenza dell’autismo da parte tanto degli specialisti quanto del pubblico in generale (famiglie, educatori). Qualcosa di analogo è accaduto quando, da un giorno all’altro, si è avuto un aumento di 15.152 nuove diagnosi di Coronavirus in Cina a causa di un cambio nei criteri diagnostici[2]. Certo, rimane una parte minore di questo aumento delle diagnosi di autismo (circa il 40%) che non si può spiegare con i motivi appena descritti e va investigata seriamente. Ci sono diversi studi che stanno prendendo in considerazione alcuni fattori ambientali e genetici, e che potrebbero aiutare a spiegare almeno in parte la percentuale non attribuibile all’allargamento dei criteri diagnostici e a una maggiore conoscenza del fenomeno.

5) I vaccini causano l’autismo

Davvero, questa non meriterebbe nemmeno di essere considerata tanto è stata smentita da studi scientifici e dal parere di immunologi e virologi. Ma purtroppo continuano a esserci molte persone, i cosiddetti no-vax (o antivaccinisti), che sostengono una teoria rivelatasi una frode, e mettendo irresponsabilmente a rischio la vita dei propri figli e dei figli degli altri sulla base di notizie false generate, tra l’altro, per trarne un profitto economico. Per quei pochi che ancora non conoscessero la storia, l’ex medico britannico Andrew Wakefield nel 1998 pubblicò uno studio in cui correlava il vaccino trivalente con la comparsa di sintomi autistici. Lo studio si rivelò fraudolento e fu ritirato dalla rivista che lo aveva pubblicato, e saltò fuori che Wakefield aveva ricevuto denaro per truccare i risultati in modo da far vincere una serie di cause intentate da un avvocato contro alcune case farmaceutiche[3].
Come dicevo all’inizio, la scienza ha ampiamente dimostrato la falsità del legame tra vaccini e autismo[4], eppure c’è ancora chi preferisce “credere” ai racconti di un ciarlatano invece che verificare coi propri occhi i dati disponibili a chiunque. D’altra parte, per fortuna la scienza non ha bisogno di atti di fede per funzionare. La cosa grottesca di questa storia è che queste persone rinnegano apertamente il valore della scienza, eppure beneficiano di un’infinità di scoperte e invenzioni come gli antibiotici, i telefoni cellulari, gli aerei, Internet, la corrente elettrica, che proprio al lavoro di donne e uomini di scienza devono la loro esistenza. Per coerenza, se proprio vogliono rinnegare la scienza, allora devono abbandonare ogni prodotto della moderna tecnologia, rinunciare a qualsiasi cura medica e andare a vivere nei boschi procurandosi il cibo a mani nude.
NOTE:
[1] Hansen, S. N., Schendel, D. E., & Parner, E. T. (2015). Explaining the Increase in the Prevalence of Autism Spectrum Disorders. JAMA Pediatrics, 169(1), 56. doi:10.1001/jamapediatrics.2014.1893 [2] https://www.scmp.com/news/china/society/article/3050354/coronavirus-hubei-province-reports-sharp-spike-new-confirmed [3] https://it.wikipedia.org/wiki/Andrew_Wakefield [4] Taylor, L. E., Swerdfeger, A. L., & Eslick, G. D. (2014). Vaccines are not associated with autism: An evidence-based meta-analysis of case-control and cohort studies. Vaccine, 32(29), 3623–3629. doi:10.1016/j.vaccine.2014.04.085 

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