Giornata mondiale dell’autismo: il giorno prima.

Oggi niente articolo lungo, ho bisogno di riposare in vista di domani. Perché domani sarò “affetto da/malato di” autismo, verrò dipinto di blu come un puffo, diventerò fastidioso come quel pezzo di puzzle che hai voglia di cercarlo ma non c’è, alla fine non era nella scatola, perché sono un enigma irrisolvibile, mi manca qualche pezzo, non sarò mai completo come gli altri.

Oggi riposo perché domani mi sanguineranno gli occhi a leggere idiozie su quanti etti di empatia mi mancano per fare un chilo e poi, scusa, ma se posso parlare allora non sono mica autistico autistico per davvero…

Domani sarò al centro dell’attenzione ma, per fortuna, solo per un giorno, perché quell’attenzione paternalistica, quel tono che parlerà di me come di un povero disgraziato da salvare, ché “l’autismo è una guerra, hai capito, e va sconfitto”, quell’attenzione lì grazie tante ma io non la voglio.

Devo riposare, oggi, perché nonostante molti scriveranno che sono un supereroe coi superpoteri, è possibile che a leggere tante sciocchezze su di me dette da chi non ha idea di quello che provo dentro, io starò male e non riuscirò nemmeno ad allacciarmi le scarpe, altro che superpoteri.

Oggi riposo un po’, perché domani è la giornata in cui il mondo, all’improvviso, si ricorderà di me. Ma, per fortuna, solo per un giorno.

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