Gli orchestrali sono seduti a distanza di sicurezza, nessuno condivide più il leggio col compagno o la compagna di fila: concerto in epoca di COVID.
L’esecuzione è buona ma si notano difficoltà. Perché quando suoni in orchestra devi ascoltare i compagni, l’ho imparato dal mio primissimo concerto; devi ascoltare i compagni e tenere d’occhio il direttore, o rischi di andare fuori. Ma se l’orchestra è sparpagliata e ognuno è tanto distante diventa difficile ascoltarsi, e allora gli attacchi sono sbavati e l’esecuzione vacilla pericolosamente, come se potesse cascare al suolo e finire in mille pezzi all’improvviso.
La figura del direttore si mostra in tutta la sua fragilità: fondamentale per indirizzare, concertare e suggerire una visione soprattutto durante le prove, ma durante l’esecuzione non può tenere insieme un’orchestra da solo. I musicisti sono impegnati a leggere, attenti a non sbagliare e non possono tenere gli occhi puntati su di lui.
Così si scopre la verità: le orchestre suonano in perfetta sincronia solo quando tutti, il direttore e i singoli membri, sono uniti in un ascolto reciproco. Se manca questo feedback immediato, fisico, tutto diventa fragile, anche sotto la guida del leader più carismatico.