Finalmente, il 15 novembre, esce il mio nuovo libro:
Eccentrico, un saggio autobiografico su autismo e sindrome di Asperger.
Che poi, secondo il DSM-5 e il recentissimo ICD-11, ormai sono la stessa cosa: disturbi dello spettro autistico.
Io, da parte mia, insisto sul fatto che la parola ‘disturbo’ continua a odorare di malattia, di qualcosa di guasto che va aggiustato. Chi mi conosce sa bene che non mi si può accusare di essere ‘politicamente corretto’, tutt’altro. Lo dico per coerenza, visto che ormai siamo tutti d’accordo che l’autismo non è un malattia ma una differente modalità cognitiva, che si tratta di aprire la propria mente e, dopo aver compreso che l’essere umano può esprimere la propria sessualità in tanti modi, adesso ci rendiamo anche conto che può esprimere le proprie capacità cognitive e percettive in modi differenti.
Però lo stigma rimane, soprattutto per quelle persone nello spettro autistico che hanno minore capacità di interazione col mondo esterno o che hanno abilità cognitive compromesse. E allora, per quanto mi riguarda, tilizzo la parola condizione, riferendomi appunto alle condizioni dello spettro autistico.
Eccentrico è partito come un diario personale. Ho cominciato a scriverlo poco dopo la diagnosi di sindrome di Asperger (vabbe’, insomma, di autismo…) più che altro per riordinare i pensieri, perché a me poter vedere i miei pensieri sulla carta aiuta a riordinarli. Poi col tempo, parlando con conoscenti e amici o guardando documentari e programmi televisivi (sempre al computer, perché io la televisione in casa continuo a non volercela…), mi sono accorto che sull’autismo c’è tanta confusione in giro. Troppa confusione.
A parte i soliti, vecchi stereotipi, la disinformazione non è un male che colpisce solo il pubblico gererico, ma anche – sfortunatamente – psicologi, psichiatri, terapeuti e familiari di persone nello spettro autistico. E più passava il tempo, più mi accorgevo che l’autismo cosiddetto ad ‘alto funzionamento‘ e la sindrome di Asperger (le cui diagnosi differiscno esclusivamente per un particolare: l’asperger non presenta ritardo nello sviluppo del linguaggio) erano vittime di pregiudizi ancora maggiori.
È vero: a volte non è così facile distinguere un individuo asperger da uno non asperger (almeno fino a che il cliché dell’autistico rimarrà Dustin Hoffman che conta gli stuzzicadenti caduti per terra o si dondola ossessivamente su una sedia). È il lato ad alto funzionamento, nell’asperger, che inganna; è la capacità di riuscire a mimetizzarsi, di provare ad adattarsi alla normalità che la società, a volte involontariamente e superficialmente, impone a chiunque sia diverso.
“Non si vede”, oppure: “Ma dai, non puoi essere autistico” e ancora: “si, ma questa cosa la faccio anche io… quindi anche io sarei autistica?”. Ne ho sentite tante di frasi del genere; ho parlato con parecchie persone che pensano si tratti di una sciocchezza, di una semplice invenzione delle famigerate, cattivissime case farmaceutiche che complotterebbero alle nostre spalle inventando malattie pur di vendere qualche pasticca in più. E non metto in dubbio che in alcuni casi possa avvenire, ma qui parliamo di qualcosa di diverso, di una condizione in cui il cervello è strutturato in modo differente, in cui il mondo viene percepito in un altro modo rispetto alla maggioranza delle persone.
E così, senza che nemmeno me ne accorgessi, quel diario personale, quella sorta di mappa che sarebbe dovuta servirmi a riordinare i pensieri dopo la diagnosi di autismo, si è trasformato in un saggio autobiografico. Tutti gli episodi, gli aneddoti autobiografici sono diventati dei semplici spunti per poter spiegare al pubblico una determinata manifestazione o caratteristica della condizione autistica. Ho inoltre cercato di corredare le mie spiegazioni di una solida base scientifica, perché a me, quelli che parlano per dare aria alla bocca, non solo danno fastidio ma fanno anche paura. Soprattutto quando si parla di cose tanto serie, di una condizione neurologica che oggi coinvolge una persona su 59, secondo le ultime statistiche.
Se avete interesse a comprendere l’autismo, soprattutto quello ad ‘alto funzionamento‘ e la (ormai fagocitata) sindrome di Asperger; se volete capire come si vive questa condizione dal di dentro, cosa pensa una persona asperger, cosa potrebbe ferirla o renderla felice, come evitare di farle partire un meltdown col botto, allora dal 15 novembre potete comprare Eccentrico.
Scrivere questo saggio è stato per me l’inizio di una missione: fare aprire gli occhi a quante più persone possibile sulla necessità di accettare le differenze, anche la neurodiversità come normalità. E trovo che, soprattutto in un momento storico così delicato in cui personaggi pubblici e politici con tanta superficialità, e per mero tornaconto personale, mettono a rischio l’intera società e le basi della democrazia sabotando la nostra cultura, sia fondamentale far sentire la voce di tutti.
Bisogna comprendere.
Tollerare, onestamente, non è sufficiente.