La criminalizzazione dell’attivismo e della protesta

La strategia, soprattutto a opera della destra, di criminalizzare e rendere illegali l’attivismo e la protesta, anche quando pacifici, è sempre più evidente anche se non rappresenta di certo una novità.

E deve preoccuparci perché inizialmente passa sottotraccia, è una strategia subdola, in alcuni casi potrebbe far sorridere perché paradossale. Ma ogni azione volta a criminalizzare la protesta è un mattone in più nella costruzione di una narrazione che trasforma l’inaccettabile in accettabile, l’impossibile in possibile. Avviene sotto i nostri occhi, un po’ alla volta, e quando ci accorgeremo del muro che ci è stato costruito intorno, sarà troppo tardi.

Vi racconto un fatto avvenuto nel Raval, il quartiere di Barcellona dove vivo insieme a una popolazione culturalmente ed etnicamente varia, con un’alta percentuale di persone a vario titolo escluse dal sistema, in cui è sotto processo un gruppo di abitanti dopo una denuncia del partito di estrema destra, Vox.

I fatti risalgono al 2020, quando la deputata di Vox Rocio de Meer ha definito il quartiere “letamaio multiculturale“. Qualche giorno dopo, durante una “passeggiata” per il Raval nella quale la deputata e alcuni suoi compagni di partito volevano toccare con mano il “degrado” della zona, i politici sono stati circondati un gruppo di 30 manifestanti che li ha respinti al grido di “Fuori i fascisti dal nostro quartiere”. Tra i rappresentanti politici di estrema destra – che sono stati scortati illesi fuori dal quartiere dalla polizia – erano presenti la stessa Rocio de Meer, nota anche per aver diffuso video di un canale filo nazista che nega l’olocausto, e Jordi de la Fuente, accusato nel 2009 di aver realizzato una scritta negazionista sulla sinagoga del quartiere Les Corts di Barcellona, imputato per l’attacco a un centro di accoglienza per minori nel luglio 2019, per il quale la Procura ha richiesto due anni e due mesi di carcere e indagato per l’aggressione a un’attivista di “Unitat Contra el Feixisme i el Racisme” (Unità contro il fascismo e il razzismo”) durante un comizio elettorale a Nou Barris, Barcellona.

Il responsabile della polizia ha ammesso che David Karvala, portavoce di Unitat contra el Feixisme i el Racisme, e gli altri 7 accusati, sono stati investigati anche scandagliando i loro profili sulle reti sociali e la base di dati dei Mossos d’Esquadra, la polizia regionale catalana. Secondo l’avvocata Laia Serracon la raccolta di dati si stanno creando profili politici che permettono a Vox di confezionare una mappa dell’attivismo antifascista. È pericoloso e inappropriato.”

La cosa che sarebbe ridicola, se non fosse invece inquietante, è che mentre il pubblico ministero chiede che gli accusati siano condannati a pagare una multa, Vox pretende una pena di 6 anni di carcere proprio sulla base dell’accusa di delitto d’odio, categoria istituita proprio per proteggere gruppi tradizionalmente discriminati come i migranti o il collettivo LGBTQIA+. E qui il paradosso emerge chiaramente: manifestanti che vengono accusati di delitti d’odio contro chi dell’odio ha fatto la propria bandiera politica, oltre che il proprio credo personale.

La Finestra di Overton: Una Lente di Interpretazione

Per comprendere appieno come tali strategie siano messe in atto, è utile considerare il concetto di Finestra di Overton. Joseph P. Overton, ex vice presidente del think tank statunitense Mackinac Center for Public Policy, ha sviluppato questo concetto per descrivere come le idee politiche cambiano nel tempo e come il discorso pubblico può essere manipolato per rendere accettabile l’inaccettabile.

Questo concetto si basa su un principio estremamente semplice: per essere accolte dal pubblico, proposte e idee politiche devono rientrare in una cornice di accettabilità, una sorta di finestra, appunto. Tutto ciò che non rientrasse in questo panorama “familiare” (e che Overton definisce impensabile e radicale) risulterebbe troppo distante dal pensiero comune e verrebbe rifiutato. È quindi necessario “spostare” la finestra per far sì che le idee ritenute impensabili o troppo radicali entrino a far parte di un panorama ordinario, trasformandole così in pensieri accettabili. Solo a quel punto, potranno entrare nel discorso politico senza il rischio di essere rifiutate a priori. La politica ha bisogno di normalizzare quelle idee troppo indigeste all’opinione pubblica, creando una narrazione nella quale concetti impensabili in un determinato luogo e momento storico, diventino a poco a poco accettabili.

La strategia dell’estrema destra può essere quindi vista come un tentativo di spostare la Finestra di Overton in modo da fare apparire le restrizioni alla protesta e alla libertà di espressione non solo accettabili, ma necessarie. Questo processo avviene gradualmente:

1. Normalizzazione delle Idee Radicali: Attraverso la retorica e l’azione politica, si inizia a introdurre idee radicali in modo da abituare la popolazione a queste idee. Per esempio, I partiti al potere possono iniziare a dipingere gli attivisti come “pericolosi” o “antisociali”.

2. Passaggio al Discorso Pubblico: Le idee cominciano a essere discusse nei media e nei forum pubblici. Anche se inizialmente vengono respinte, il fatto stesso che siano discusse inizia a renderle meno estranee, più familiari.

3. Accettazione Graduale: Col tempo, queste idee possono diventare accettabili per una parte crescente della popolazione. Ad esempio, leggi come il decreto anti-rave in Italia, che vieta raduni non autorizzati di oltre 50 persone, iniziano a sembrare una risposta “ragionevole” a un problema di sicurezza pubblica creato ad hoc.

4. Consolidamento nella Politica: Infine, le idee si consolidano nella politica e nella legislazione attraverso l’approvazione di norme e leggi sempre più specifiche, rendendo difficile, se non impossibile, per le persone manifestare il proprio dissenso senza temere ripercussioni.

La criminalizzazione della protesta pacifica e dell’attivismo è parte di un tentativo più ampio di ridefinire ciò che è considerato normale e accettabile. Se la destra, e in generale chi esercita il potere, riesce a far accettare l’idea che gli attivisti e le persone che manifestano il proprio dissenso liberamente siano criminali e che manifestare sia pericoloso o inaccettabile, si erodono i fondamenti della democrazia stessa. Oggi, si sta equiparando la protesta contro l’odio all’odio che questa protesta, anche quando pacifica, cerca di arginare.

Questa tendenza allarmante è stata descritta anche in un rapporto di Amnesty International dal titolo “Poco tutelato e troppo ostacolato: lo stato del diritto di protesta in 21 stati europei” che, spiega Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty internationa, “dipinge un quadro profondamente inquietante di un attacco, su scala europea, contro il diritto di protesta. In tutto il continente, le autorità stanno diffamando, ostacolando, scoraggiando e punendo illegalmente le persone che protestano pacificamente”.

La salvaguardia del diritto di manifestazione è fondamentale per la democrazia. È cruciale monitorare e opporsi alla crescente normalizzazione della repressione, collaborando per proteggere i diritti fondamentali di tutte le persone. La libertà di espressione e la legittimità delle proteste devono essere garantite. È necessario rimanere vigili, unite e risolute nella difesa dei nostri diritti, per proteggere una democrazia ormai sempre più indebolita da attacchi continui e ripetuti.

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