Piccola cassetta degli attrezzi per comprendere un autistico

Non ho l’autismo, io sono autistico.

Non è qualcosa che mi si possa togliere di dosso, è ciò che io sono, le su caratteristiche mi definiscono come persona. D’altra parte, sarebbe un po’ come dire che quella è una persona con mancinismo, quell’altra ha il biondismo o l’occhioverdismo. Nel bene e nel male, essere in un modo è diverso da avere qualcosa.

Non sono asociale, ma il mio modo di interpretare quella marea di regole non scritte che per un neurotipico sono estremamente naturali e importanti, è differente.

Diciamo che noi autistici abbiamo una nostra serie di regole e convenzioni che funzionano tra di noi (sì, quando stiamo tra noi riusciamo a socializzare e anche molto) ma non con voi. Principalmente si tratta di una differente modalità di socializzazione, per cui se cercaste anche voi di fare un passo verso di noi, forse riusciremmo a comunicare meglio e a socializzare nel rispetto delle modalità di ciascun gruppo. Pensate comunque che noi che siamo una minoranza, di passi verso di voi ne facciamo da quando ci svegliamo al mattino.

No, non sono nemmeno un eremita.

Mi piace uscire a fare passeggiate, mi piace andare al ristorante e ai concerti. Le feste di piazza e di quartiere mi affascinano, coi loro rituali e l’allegria, e anche io sono convinto che guardare un film al cinema sia meglio che su uno schermo piccolo. Ma c’è un problema che normalmente mi impedisce di farlo e mi tiene bloccato in casa: i miei sensi funzionano più dei vostri. Sento tutto, ogni parola, ogni rumore o suono, senza nessun filtro, e anche gli odori, mi colpiscono come un pugno allo stomaco. Percepisco tutto insieme, suoni, voci, rumori, odori e luci, tutto allo stesso tempo, e allora capire quello che mi stai dicendo in mezzo alla folla è un’impresa titanica. In metropolitana o in aereo il cuore batte veloce, manca il respiro, perché restare chiuso con tante persone fa scoppiare l’ansia. No, non sono un eremita, ma ho bisogno di ricaricarmi, i miei sensi ne hanno necessità, e posso riuscirci quando sto da solo, nel silenzio, con le luci basse. Per chi ha un’elevata sensibilità agli stimoli, la vita di ogni giorno può essere estenuante. Estenuante.

La mia mamma, scherzando ma non troppo, mi chiamava cuor di pietra.

Anche qualche amico, da adolescente, mi ha rimproverato la freddezza nei suoi confronti. In generale tanti mi vedono come un egocentrico, ma non è così. Quello che gli altri provano mi colpisce e anche forte. Se sei triste me ne accorgo, e anche se sei arrabbiata, lo percepisco. Solo che non capisco il perché, non è così automatico come per gli altri. Di empatia emotiva, quella per cui tu riesci a intuire lo stato d’animo dell’altro, noi autistici ne abbiamo anche troppa. Manca a volte l’aspetto cognitivo, riuscire a capire perché sei felice, triste o arrabbiato. E allora, col tempo, ho imparato a domandare: perché sei arrabbiato? Perché sei triste? Anche perché, dopo anni e anni sentendomi sbagliato, guasto, il primo pensiero è che ho fatto qualcosa di male, che se sei arrabbiato è colpa mia…

Probabilmente avrò anche un brutto carattere, ma quando esplodo apparentemente senza motivo e sembra che voglia distruggere tutto, non è perché ho un caratteraccio.

A volte i sensi sono così sovraccarichi, o lo sforzo cognitivo al lavoro è stato tale che il sistema nervoso va in corto circuito. Non ero un bambino posseduto dal demonio quando senza motivo cominciavo a gridare e, a volte, a dare le testate nel muro, e non lo sono adesso. Non sono capricci; magari a causare quell’ennesima esplosione incontrollata di rabbia, urla, calci ai mobili e alle porte è stata una sciocchezza, la famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso. E allora non ci si può fermare, bisogna lasciare che passi. Dall’interno di quel turbine mi osservo devastare ogni cosa, vedo te che mi guardi sconcertata, ascolto la tua fiducia nei miei confronti scricchiolare, ma spesso non posso fermarmi finché i nervi non avranno sfogato. Non giudicarmi male, è il modo in cui il mio cervello si resetta dopo un eccesso di stimoli. Piuttosto, aiutami a non arrivare a quel punto, cerchiamo insieme di capire quali segnali anticipano le esplosioni, quali stimoli del mondo esterno mi mandano in tilt, perché questi meltdown orribili è possibile prevenirli.

Quando un bambino autistico non vuole mangiare qualcosa, probabilmente non sta facendo i capricci.

Certo, a volte anche noi facciamo i capricci, proprio come tutti gli altri, ma spesso con l’alimentazione si tratta d’altro. L’ho detto più su, abbiamo una spiccata e incontrollabile sensibilità agli stimoli. La consistenza dei cibi, e a volte il sapore, l’odore o addirittura il colore e la disposizione nel piatto o il modo in cui vengono tagliati, a volte rende impossibile mangiare alcuni alimenti. Non è un capriccio, è proprio impossibile. È come se vi presentassero un bel piatto pieno di copertoni di macchina fumanti conditi con una salsina di olio usato, cenere di sigaretta e una spruzzatina di acqua di fogna. Lo mangereste? No, probabilmente comincereste a gridare, soprattutto se qualcuno vi costringesse a mangiare quella porcheria, urlereste come matti. Cercate di capire qual è il problema, invece di pensare si tratti di un capriccio: è selettività alimentare. C’è chi mangia solo cibi gialli, chi le verdure le mangia solo tagliate a cubetti esattamente uguali, o chi non sopporta la consistenza o il sapore di determinati cibi. Provate a individuare il problema.

Via il maglione, via le scarpe e i calzini, via la maglietta… capita, vero?

Soprattutto quando un autistico non può comunicare in modo efficace, non sapete perché comincia a spogliarsi all’improvviso. Come sempre, a volte basta domandarsi il perché di comportamenti apparentemente incomprensibili. Il tatto, come dicevo prima, è un altro di quei sensi particolarmente sensibili. Le etichette raspano la pelle, la bruciano, e le cuciture sono una tortura. Le maledettissime cuciture dei calzini io non le ho mai potute sopportare, e allora da bambino camminavo sempre scalzo in casa. E anche il tipo di tessuto, conta: la lana grezza punge come se fossero spilli sulla pelle, poi ci si gratta fino a sanguinare. Io sulla pelle cerco di usare solo il cotone, e soprattutto ho notato che gli abiti nuovi mi danno più problemi. Le magliette, i pantaloni nuovi, provate a lavarli un po’ di volte prima. Ah, e usate un detersivo neutro, che non profumi troppo e non irriti la pelle!

2 comments On Piccola cassetta degli attrezzi per comprendere un autistico

  • Grazie Fabrizio delle tue illuminanti parole sull’essere autistico.
    Sono la nonna di un bambino di 4 anni appena diagnosticato come autistico ad alto funzionamento di lieve intensità. Naturalmente tutti in famiglia stiamo leggendo e studiando l’autismo. Sto leggendo “eccentrico”. Anche nei tuoi blog parli molto e chiaramente delle difficoltà è fatiche delle persone autistici a vivere nel mondo “tipico”, puoi raccontare anche alcuni esempi di cosa da” a te o credi possa dare alle persone autistiche serenità, calma, gioia, allegria… ?
    Grazie!! Paola

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