Greta sì, Greta no… ma l’ambiente?

Da qualche giorno Facebook è letteralmente invaso da post il cui argomento di discussione è Greta Thunberg, la giovane attivista svedese che si sta battendo da tempo contro il cambiamento climatico.

La cosa che però subito salta all’occhio è il livello della maggior parte di questi interventi, in cui piuttosto che della battaglia che Greta ha deciso di combattere con tanta determinazione, si parla del suo essere autistica e di chi ci sarebbe in realtà alle sue spalle a pilotare tutta la faccenda, e lo si fa spesso in modo scorretto e deprecabile, attaccandola non sul merito della battaglia ambientalista che sta portando avanti, quanto sul suo modo di essere, la sua gestualità, lo sguardo, la giovane età.

Questo dovrebbe farci riflettere parecchio su un paio di cose. La prima è che ormai qualsiasi argomento diventi virale per qualche motivo, è soggetto una polarizzazione delle idee che va ben al di là dell’argomento stesso, e che anzi lo trasforma in un semplice mezzo attraverso il quale gridare la propria posizione ideologica nei confronti della società tutta.

Si commenta a raffica senza pensare alle conseguenze di ciò che si scrive, si alimentano i più bassi istinti senza argomentare le proprie opinioni (perché nella maggioranza dei casi si tratta di semplici opinioni che hanno come unica giustificazione quello in cui ciascuno crede in base alla propria traiettoria culturale), si getta in un tritacarne mediatico un essere umano che ha avuto l’ardire di esporsi per portare avanti una lotta che dovrebbe essere la lotta di tutti, a prescindere dalle ideologie politiche e dagli interessi particolari.

E qui ci colleghiamo al secondo punto della faccenda: il tentativo di denigrare chi mostra al mondo di credere in qualcosa, utilizzando mezzucci di basso livello come battute, articoli complottistici e meme di dubbio gusto.

I pochi articoli che spiegano in modo chiaro quello che Greta sta facendo, che sottolineano l’importanza di lottare per un mondo migliore, vengono sommersi dalla valanga marrone che viene prodotta per screditare non solo la persona, ma anche tutto quello che sta facendo. Insomma, come dicono gli inglesi, buttiamo il bambino insieme all’acqua sporca.

Ora io non voglio discutere sui motivi che possano spingere dei giornalisti (e molti pseudo tali) a voler trovare un burattinaio occulto che agisce nell’ombra manovrando una giovane e strumentalizzandone gli ideali. Ognuno fa il proprio lavoro, bene o male, in modo responsabile o meno. Di giornali complottisti e macchine del fango varie ne è piena la rete, basta provare a scrivere un post a favore dei vaccini e sedersi ad aspettare i fuochi d’artificio.

A me interessano due aspetti della vicenda: i commenti dei personaggi pubblici (commenti, opinioni, non articoli) e quelli della gente comune.

E’ ben noto il meraviglioso post di Rita Pavone, fine esperta di psicologia e dei movimenti sociali che non sapendo cosa fare, invece di uscire a fare una passeggiata, ha deciso di prendersela con Greta che, a suo dire, assomiglierebbe al personaggio di un film dell’orrore. Ed evito qualsiasi battuta troppo facile sul suo, di aspetto, per evitare di abbassarmi al suo livello. Le fa eco un altro personaggio pubblico, un senatore della Repubblica, che conferma i sospetti di Rita Pavone con un lapidario: lo è (la protagonista di un film dell’orrore). E già fino a qui verrebbe da piangere. La cosa buffa è che, dopo aver scatenato orde di commentatori compulsivi le cui dita sembrano volare sulla tastiera completamente scollegate dal cervello, i nostri due esempi di responsabilità civile ritrattano. E perché ritrattano? Perché qualcuno gli fa notare che Greta è autistica.

Quindi prima accendono la miccia e lanciano la granata, poi nascondono la manina dicendo che non volevano. E non volevano perché non sapevano che la poveretta è autistica, non perché è scorretto offendere pubblicamente una persona a prescindere dalla sua condizione. Intanto però l’hanno derisa. Questo rimane, non ci sono scuse che tengano.

E adesso parliamo di tutti gli altri, quelli che, nascosti dietro al loro computer o al cellulare, scrivono ad mentula canis qualsiasi cosa pur di far sapere al mondo quel è la loro posizione in merito all’argomento.

Greta è autistica, poverina, lasciatela fare (come se un autistico fosse un essere inferiore da compatire). Greta è malata/affetta da/ha problemi mentali (andate a studiare prima di parlare. Potreste scoprire che l’autismo non è una malattia, né un disturbo mentale ma una condizione del neurosviluppo da cui non si è affetti). Greta dice di essere autistica, ma tanto l’autismo è un’invenzione (altro spunto di conversazione per complottisti vari a cui nemmeno vale la pena rispondere). Greta è solo una ragazzina, chissà cosa c’è dietro (Greta ha 16 anni. A quell’età, almeno ai miei tempi, si prendeva parte alle manifestazioni politiche senza dover essere autistici o venire accusati di essere troppo giovani). La madre di Greta è una cantante svedese che ha partecipato all’Eurovision contest e ha scritto un libro, e sta cercando notorietà per promuoverlo (la madre di Greta, Malena Ernman, l’ho ascoltata la prima volta in una stupenda esecuzione del Dido and Aeneas di Purcell. Fa la cantante e ha scritto insieme alla famiglia un libro che parla dell’autismo delle figlie e dei cambiamenti climatici. Dice che proprio le figlie l’hanno sensibilizzata sull’argomento, e spiega tante altre cose in un post su Facebook che si può tradurre semplicemente con un click).

C’è una cosa che davvero mi lascia l’amaro in bocca in tutta la faccenda: ma l’ambiente? A me sinceramente non interessa che Greta sia autistica, perché non credo che la cosa faccia una grande differenza; non mi interessa andare a cercare manovratori occulti e madri con le smanie di protagonismo. Quello che mi interessa è la sua battaglia, che dovrebbe essere la battaglia di ciascuno di noi, una battaglia di responsabilità per cercare di cambiare rotta su un tema così importante come la difesa dell’ambiente, che non è una cosa astratta ma il luogo in cui viviamo e che stiamo rendendo invivibile. Quindi, se proprio non ci piace l’idea che una ragazza di 16 anni possa avere degli ideali e una forte spinta altruistica, possiamo vedere la difesa dell’ambiente come una necessità puramente egoistica legata alla nostra sopravvivenza come specie sulla terra.
Certe cose fanno scricchiolare la già fragile fiducia che uno nutre nei propri simili, perché quelli che non riescono a fare altro che criticare una persona per il suo aspetto invece di cogliere il messaggio universale che cerca di diffondere, sono gli stessi che con la stessa superficialità e irresponsabilità partecipano al processo democratico, contribuendo a orientare le scelte politiche ed economiche che, fino a ora, non sembrano cercare soluzioni reali a problemi estremamente seri.

E con questo, per quanto mi riguarda, chiudo la faccenda. Di gossip su Greta Thunberg se ne è fatto anche troppo, spero solo che la discussione si concentri su temi importanti e non sulle diagnosi, lo sguardo o l’aspetto di chi questi temi almeno ha il coraggio di sbatterceli davanti con realismo.

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