La diversità è negli occhi di chi guarda: autismo e mondo del lavoro

L’inclusione della diversità sul lavoro è un argomento sempre più di moda nel mondo aziendale. Il business case è solido: includere la diversità porta vantaggi non solo al personale ma anche e soprattutto all’organizzazione. Eppure qualcosa in questo processo sembra non funzionare, dal momento che la rappresentatività sul lavoro delle minoranze continua a non rispecchiare una società che invece è per sua natura estremamente varia e sempre più complessa e articolata e gli episodi di discriminazione, bullismo ed esclusione continuano a essere all’ordine del giorno.

In questo saggio ho voluto affrontare l’argomento dell’inclusione della neuroatipicità sul lavoro da una prospettiva sociale che tenesse conto dell’opinione di chi la diversità e l’esclusione la vivono in prima persona: gli autistici, per poter superare una visione frutto del modello medico della disabilità che continua a contaminare il discorso sulla Diversity & Inclusion. Questo è stato fatto anche attraverso la somministrazione di un breve questionario a un gruppo di autistici adulti, le cui risposte sono state riportate e analizzate nell’ultima parte del saggio.

La struttura del saggio è, come chi scrive, atipica. Ho volutamente cercato di evitare l’uso di un linguaggio accademico o aziendale, linguaggi che creano una percezione del problema slegata dal mondo reale, come se l’argomento dell’inclusione della diversità fosse qualcosa che nasce e rimane nell’ambito della ricerca o delle politiche aziendali.

Essendo un saggio sull’inclusione ho deciso di non utilizzare esclusivamente il maschile sovraesteso ma alternarlo al femminile cercando di eliminare almeno in questo scritto uno squilibrio di potere ormai inaccettabile che, partendo dal linguaggio, si riflette ancora oggi in ogni ambito della nostra società, incluso il mondo del lavoro.

Il saggio è scaricabile gratuitamente perché credo che questo sia un argomento di estrema importanza per chi appartiene allo spettro autistico, e ritengo importante apportare un contributo che affronti la questione da un punto di vista differente. Se lo ritenete equo, vi chiedo di seguire questo blog e la mia pagina Facebook, così da aiutare la diffusione di un’informazione sulla neuroatpipcità libera da stereotipi non rispondenti alla realtà che ancora circolano causando danni alla percezione di questa condizione.

Spero che questo lavoro possa aiutare a spostare la prospettiva dell’inclusione verso un discorso in cui tutte le differenze possano convivere e arricchirsi vicendevolmente, nel rispetto delle caratteristiche di ciascuno.

Fabrizio Acanfora

 

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